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Dagli intonarumori di Russolo alla teoria del Paesaggio Sonoro di Murray Schafer non c’è nessun collegamento coerente e sarebbe forzata qualsiasi intenzione che si proponesse in tal senso, ma è inevitabile notare come il rumore di fondo del mondo abbia interessato artisti e ricercatori a distanza di molti anni.
In questo momento storico in cui si parla tanto di sviluppo eco-sostenibile, lo studio e la teorizzazione del Paesaggio Sonoro e il World Soundscape Project di M. Schafer e del gruppo della Simon Fraser University rivela di essere una ricerca molto importante, soprattutto per chi affronta lo studio di un’ecologia sonora, oltre che per gli scopi speculativi più strettamente legati alla composizione musicale con i suoni di vita quotidiana.
Mettere l’accento sul sapere ascoltare è più che mai un’urgenza dei nostri giorni, in quanto, il nostro sistema percettivo sonoro è sollecitato quotidianamente da migliaia di suoni artificiali che sovrastano quelli naturali del territorio. Inoltre, è molto importante ridare dignità al rumore di fondo del mondo in cui viviamo, mettendo sempre al centro del discorso musicale il nostro rapporto con l’Ambiente Sonoro. Educare la nostra percezione uditiva a praticare un ascolto “Attento” di cui probabilmente non siamo quasi più capaci.
La teoria del Soundscape distingue tre elementi sonori fondamentali:
- Keynotes: una sorta di tonica musicale che possiamo identificare con suoni presenti più frequentemente ai quali non facciamo più caso come quelli naturali del vento, degli uccelli, insetti e animali in genere, così come sono da considerarsi ormai keynotes anche i suoni urbani dal traffico ai condizionatori d’aria delle zone metropolitane.
- Soundsignal: sono le sirene d’emergenza, le campane, la sveglia, il clacson, etc. cioè suoni ascoltati in primo piano con un forte carattere semantico.
- Soundmarks: sono le cosiddette impronte sonore strettamente legate ad un territorio che andrebbero protette come animali in via d’estinzione.
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